Anonymous Kins 

Anonymous Kins 

Il 20 marzo 2020, nel corso della pandemia COVID-19, il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha imposto un lockdown nazionale con un preavviso di quattro ore, abbandonando circa 100 milioni di lavoratori migranti alla loro sorte. Mentre il cibo e il denaro a loro disposizione diminuivano, sono stati costretti a tornare alle loro città e ai loro villaggi, gli unici luoghi che in quel momento potevano offrire una vita dignitosa. Con i trasporti pubblici sospesi, molti hanno percorso oltre 1.000 km a piedi. Altri sono andati in bicicletta, hanno fatto lautostop o hanno pagato camion privati. Tragicamente, molti sono morti per fame, stanchezza, incidenti o negligenza criminale da parte delle ferrovie. Alcuni si sono persino tolti la vita. Le loro morti, come le loro vite, sono rimaste in gran parte anonime. A parte una breve indignazione sui social media, le loro storie sono passate inosservate e non sono state ricordate.

 

Anonymous Kins è uninstallazione audiovisiva che cerca di affrontare loscura morale di una società iniqua e ingiusta, ricordando coloro che non sono mai stati riconosciuti. Lopera evoca inoltre lintangibile, inafferrabile, ma ineluttabile realtà contemporanea in cui la disumanizzazione è un atto costante e non tutte le vite hanno lo stesso valore.

 

Statement dellartista

Spinto dalla curiosità per i modi in cui le idee vengono diffuse, il mio lavoro nasce dalla riflessione sulle scienze comportamentali, sullevoluzione biologica e sulle tendenze culturali che hanno plasmato il mio pensiero critico e la mia pratica. Come artista audiovisivo, esploro le intricate narrazioni di questioni sociali, politiche ed etiche nel tentativo di dare vita a una forma darte che esiste in un rapporto simbiotico con lepistemologia.

Alle prese con il paradosso dell’esistenza umana, mi sforzo di estendere le mie prospettive creative e critiche per esplorare il regno dell’indicibile bellezza non umana, non confinata entro parametri normativi antropocentrici. In un mondo pieno di finzione, desidero estendere la mia ricerca per immaginare e creare realtà al di là della logica obsoleta del progresso, facendo emergere prospettive marginali e subalterne.

 

Bio
Nato nel 1998 in India, Vivek Jain è un artista audiovisivo e un ricercatore multidisciplinare. Ha completato il suo master in Cinematografia nell’ambito del Joint Masters Program Viewfinder, promosso dai prestigiosi istituti cinematografici europei IADT di Dublino, SzFE di Budapest e BFM di Tallinn. Come autore di storie, la sua pratica attuale cerca di re-immaginare il cinema come un mezzo più esteso, attingendo alle forme artistiche contemporanee e impiegando una ricerca multi/transdisciplinare. La sua filmografia è un mix di opere narrative, documentarie e sperimentali, esposte e riconosciute in numerosi festival internazionali. Cura inoltre l’Innominate Collective, un workshop settimanale per professionisti indiani del cinema e dell’arte che esplorano curiosità comuni in tutte le discipline possibili, che si tratti di scienze cognitive, storia sociale, geopolitica o neurocinematica.

 

@innominatevivek

innominatevivek.com