¿Qué esconden los cauces de nuestra sangre? What do the courses of our blood conceal? di Maria Fernanda Vaca Angulo
Se il fiume parlasse la nostra lingua, potrebbe trasmettere una sensazione di sfinimento, intolleranza e vicinanza a una morte dolorosa.
¿Qué diría el río si hablara el lenguaje de los humanos?
Cosa direbbe il fiume se parlasse la lingua degli esseri umani?
Probablemente nos diría que está agotado.
Probabilmente ci direbbe che è esausto.
Que no hay cuerpo que aguante tanta enfermedad.
Che non c’è nessuno che possa tollerare questa grave malattia.
Que le duele vivir.
È doloroso vivere così.
Que está muriendo.
Questo è morire.
Ma forse il fiume non ha bisogno di parlare il linguaggio degli essere umani; può mostrarci il suo dolore in altri modi. Dallo spazio, dove non c’è l’ossigeno di cui l’umanità ha bisogno per vivere, le immagini satellitari ad alta risoluzione solitamente utili all’osservazione della vita terrestre qui rivelano una radiografia della sua malattia.
¿Qué esconden los cauces de nuestra sangre? What do the courses of our blood conceal? è un’indagine visiva che esplora la sintomatologia dovuta dall’estrazione indiscriminata di oro, condotta da stranieri, nel fiume Atrato. Mescolando emozioni e dati, il progetto vuole mostrare come gli esseri che abitano questo specchio d’acqua siano avvelenati dal mercurio, l’elemento non radioattivo più tossico presente in natura.
Maria Fernanda Vaca Angulo
Originaria di Bogotà, Colombia, Maria Fernanda Vaca Angulo (1996) è un’artista e antropologa con una specializzazione accademica in design della comunicazione e fotografia. I suoi interessi si concentrano sulle intersezioni tra antropologia visiva, giornalismo e progetti di collaborazione nell’ambito dei diritti umani. Attualmente lavora come investigatrice, regista e scrittrice per lungometraggi ibridi che riflettono conflitti, morte, resistenza e memoria in Colombia e in America Latina.
